Omosessuale: s.m. e f. Chi
rivolge la propria attenzione sessuale verso il suo stesso sesso o chi pratica
l’omosessualità. (www.treccani.it)
Non leggo in questa definizione
espressioni come effeminato o dalle movenze tipicamente femminili;
infatti queste non sono caratteristiche distintive dell’omosessualità.
Frequentemente è vero il contrario, cioè che chi assume comportamenti tipici
dell’altro sesso spesso è anche omosessuale, ma anche questa non è una regola
assoluta.
Passiamo ad un’altra
considerazione: l’omosessualità non è una scelta, al contrario di quanto
affermato da molti (vi assicuro che la maggior parte degli omosessuali vivrebbe
meglio e più serenamente da eterosessuale, almeno in una società come quella
italiana), così come non è una scelta l’eterosessualità (chiedete ad un
eterosessuale se gli salterebbe mai in mente di “scegliere” la via
omosessuale). Non è ancora chiaro se omo- o eterosessuali si nasca o si
diventi, ma è ormai assodato che non dipende dalla volontà dell’individuo.
Ma allora chi è che fornisce
questa visione falsata degli omosessuali? Spesso i peggiori rappresentanti
della presunta “categoria”: effeminati, transgender... uomini che non si
riconoscono nel proprio corpo di uomini, non omosessuali. La loro omosessualità
è semplicemente la conseguenza diretta della differenza che in loro intercorre
tra “identità di genere” e “identità anagrafica”.
Per intenderci, sono alcuni degli individui che partecipano al GayPride e a
manifestazioni simili (i gaypridisti,
secondo una felice definizione di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della
Sera), manifestazioni nelle quali gli omosessuali sono ridotti a pagliacci,
fenomeni da baraccone, persone truccate nei modi peggiori che vanno in giro su
carri decorati, a torso nudo, sbraitando per i propri diritti, a mio avviso a
volte opinabili.
Questo è l’omosessuale da TV, ma
l’omosessualità è tutt’altro.
Il Pride per i gay è come una
sfilata di prostitute per gli etero. È quella l’eterosessualità?
L’omosessuale non è necessariamente
l’eccentrico ragazzo che si trucca prima di andare a scuola: spesso il gay è
l’insospettabile compagno di classe, che ha paura di uscire allo scoperto
proprio per via di quell’idea falsata che la società ha degli omosessuali come
pervertiti con un disturbo dell’identità di genere, spesso il gay è il gentile
vicino di casa del quale mai avreste pensato “una cosa simile”, spesso il gay è
un collega di lavoro, che tranquillamente parla con voi di ragazze durante la
pausa pranzo, mentre dentro è un’altra persona costretta a nascondersi. Le
frasi più frequenti che sento quando faccio il famoso “coming out” con qualcuno
sono “davvero? Non me l’aspettavo”, “non si direbbe”, “non lo dimostri”...
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